E adesso secondo voi cosa succede?

domenica 29 gennaio 2012

L'ipocrisia delle lobbies (italiane?)

Durante il primo trimestre del 2012, Maya o non Maya, in Italia ci sarà una guerra. Le aste dei Bot, la Grecia, gli scioperi selvaggi, gli alieni...
Come se non bastasse tutto questo deve essere gestito in un contesto di cosiddetto "double dip", che non è, come molti dei (pochi) lettori di SBRAM! potrebbero pensare, una categoria del porno on line, ma una nuova recessione dell'economia.
Personalmente l'aspetto che mi riesce più difficile da ingoiare in questa situazione è l'ipocrisia di alcune potenti, antiche ed egoiste corporazioni italiane.
In particolar modo notai, avvocati e farmacisti mi riempiono di fastidio e livore. Nonostante che le liberalizzazioni decretate dal governo nei loro confronti non siano poi così dure, questi protestano. E ci può stare: nessun nobile è mai stato lieto di vedersi togliere qualche piccolo privilegio. Ma ciò che è veramente fastidioso è che loro dicono che lo fanno per noi. Loro lo fanno per i cittadini, per l'Italia, la Costituzione. Non è che come noialtri poveracci miopi, difendiamo con le unghie il nostro orticello perchè semplicemente crediamo che ci faccia comodo. No, loro che al posto degli orticelli hanno dei parchi suntuosi nei quali in pochi, dal 1861 in poi, sono riusciti ad entrare, lo fanno per il bene dell'Italia.
Che rabbia. Il guaio è che questi personaggi imbevuti di ipocrisia occupano un numero rilevante di seggi nel nostro Parlamento. 


Sarà un Q1 difficile.




SM

venerdì 13 gennaio 2012

Vecchiette recessive

Mentre tornavo dal lavoro non ho potuto fare a meno di sentire due vecchiette che confabulavano circa l'acquisto di un imprecisato bene di consumo. Una di loro ha detto "...aspettiamo che passi la crisi".
Questa è una delle ragioni per cui quando le cose vanno male, c'è il rischio che poi vadano malissimo. Come se la crisi non fosse funzione del comportamento di tutti noi. Se tutti postpongono le decisioni di consumo e di investimento, la crisi peggiora.




Speriamo che non tutti ragionino come quelle sataniche vecchiette. 
Spendete ragazzi, spendete...


SM

giovedì 12 gennaio 2012

liberi tutti 1

Carissimi,

un post leggermente polemico riguardo le liberalizzazioni dei taxi. Sono sicuramente tra le categorie meno amate dai propri clienti (insieme ai feudi farmacisti e sicuramente superati dai nobili del giorno d'oggi i notai) e sono sicuramente la categoria meno amata dai media. Dalle varie interviste di tassisti e simili c'è un punto che proprio non riesco a capire. A quanto pare una licenza taxi a Roma o Milano (diciamo in una grande città) costa almeno 200.000 euro. L'aspetto piuttosto curioso è che la dichiarazione dei redditi media dei "tassinari" romani è di 15000 euro. Il netto (che dipende in realtà da vari fattori tipo proprietà della casa, figli a carico etc) diciamo che è 12000. Il calcolo è molto rozzo ma su queste cifre dovrebbe cambiare poco. Questo significa che l'investimento iniziale paga circa il 6% l'anno, meno dei BTP (si ok, siamo in crisi e pagano troppo, ma è comunque incredibile). Questi signori potrebbero smettere di lavorare, investire in titoli relativamente sicuri e vivere più o meno con lo stesso reddito. Ora è chiara l'iperbole ma mi sembra anche chiaro che qualcosa non torna, o sono tutti scemi oppure c'è qualche incongruenza tra quanto dichiarano di pagare la licenza e quanto dichiarano all'agenzia delle entrare.

Cosa ne pensate?

JG

domenica 18 dicembre 2011

Per una volta daccordo con i francesi.

Ebbene sì, questa volta sto  con i Francesi. Polemici e sciovinisti, ma in questo caso sto con loro. Nonostante che dopo l'uscita di scena di B, Sarko sia passato automaticamente al primo posto nella classifica dei presindenti più ridicoli del pianeta, nella polemica con gli Inglesi sono abbastanza daccordo con loro. Mi riferisco alla polemica sollevata dal Governatore della Banca di Francia Noyer che ha suggerito alle agenzie di rating di dare uno sguardo anche ai fondamentali dell'Inghilterra in materia di triple A, invece di concentrarsi solo sull'Eurozona. 
Anch'io continuo a domandarmi qual'è la logica con la quale le agenzie di rating minacciano i downgrade. In teoria le valutazioni per essere oggettive, ammesso che le parole valutazione ed oggettivo possano realmente coesistere, dovrebbero basarsi semplicemente su valutazioni economico-finanziarie. Come ha fatto notare Deaglio, le agenzie di rating sembrano essere sempre di più attente a quelle che sono le difficoltà politiche nel prendere delle decisioni, piuttosto che limitarsi a guardare fondamentali macroecononomici. 
La situazione economica  dell'Inghilterra, nonostante le molte virtù che la caratterizzano, non mi sembrano così rosee. Debito pubblico verso il 100% del GDP, deficit non molto sotto controllo, debito privato alto recessione in arrivo e soprattutto enorme dipendenza da un settore, quello finanziario, che in un modo o nell'altro dovrà essere regolamentato e ridotto. Ma per le sorelle del rating questo non c'è neanche bisogno di puntare un faro sull'Inghilterra. Niente, il centro della finanza europea non merita di essere disturbato. Allo stesso tempo, tutti gli sforzi degli europei, per quanto goffi ed in ritardo, sembrano non servire a nulla. Anzi, ogni volta che si fa un progresso, le agenzie non perdono un minuto per dirci che non servirà a niente, che non c'è motivo per allentare la pressione sui debiti sovrani.


Sarà vittimismo, sarà malafede, saranno le solite teorie del complotto, ma non riesco a togliermi l'impressione che ci siano dei conflitti di interesse molto grandi in questa storia. I politici europei hanno manifestato da tempo la necessità di regolamentare la finanza. Quelli inglesi molto meno. Ricordiamoci sempre che gli analisti che oggi sono così severi e rigorosi, hanno dato per anni delle allegre triple A ai vari derivati tossici che ci hanno messo in questo casino.


Per quanto riguarda gli Inglesi, la delusione è massima. Con le sue decisioni Cameron ha dimostrato di essere miope. Oltre ad aver scelto di appoggiare la lobby della finanza dell City (altro che tassisti!)e di non appoggiare le decisioni dell'UE e dell'UEM, ha anche negato l'appoggio ad un aumento consistente delle risorse da destinare al FMI. Traiettoria preoccupante. Ancora per bocca francese, stavolta tramite Christine Lagarde del Fondo Monetario, arrivano le critiche agli Inglesi. Senza riferirsi direttamente alle scelte idiote di Cameron, ha lanciato un avvertimento verso i rischi di atteggiamenti di politica economica similari a quelli del 1929, quando l'egoismo ed il protezionismo aggravarono la crisi e le tensioni politiche tra stati.


Le questioni su cui riflettere sono le seguenti:

  • le agenzie di rating sono in conflitto di interesse?
  • e' giusto che queste incorporino nei rating valutazioni di tipo politico?
  • L'Inghilterra, sta effettivamente prendendo una direzione preoccupante?
SM