Come richiesto dall'Apollo Belgico in una delle sue sedute pre-jogging, chiaccheriamo sul tema del sottosviluppo. E' l'Italia un paese "in via di sottosviluppo"?
Secondo me no. Provo ad argomentare brevemente.Premetto che come l'Apollo Belgico tende a fare le sue considerazioni prima della corsa a caccia di bionde, io le faccio dopo il pranzo della domenica.
Venendo a noi, io credo che quando si parla di sviluppo, ci si riferisca ad una sorta di forza propulsiva per la quale un paese cresce da molti punti di vista. Un paese in via di sviluppo teoricamente è un paese che vede aumentare il reddito procapite dei suoi cittadini, così come il livello di alfabetizzazione e scolarizzazione, l'aspettativa di vita alla nascita eccetera. Se questa è una versione molto approssimativa ed incompleta dello sviluppo, la sua negazione, ovvero il sottosviluppo, dovrebbe essere una forza propulsiva di segno contrario. Il reddito pro-capite dovrebbe contrarsi velocemente, i tassi di alfabetizzazione crollare ed anche l'aspettativa di vita iniziare a diminuire. Beh, i dati sull'Italia non sono di certo confortanti e non escluderei che possa entrare in un futuro non lontano in un era di sottosviluppo. Tuttavia per ora mi sembra che si debba parlare di stagnazione e di declino relativo. Un paese che cresce dell'1% è un paese che cresce poco, ma non un paese che decresce.
La mia impressione è che lo sviluppo ed il sottosviluppo, intese come forze complesse, siano reversibili solo dopo molti anni successivi al cosiddetto "decollo" (atterraggio nel caso del sottosviluppo??). Al contrario, una fase o un epoca di stagnazione, dovrebbe potersi concludere con una serie riforme mirate. Come quella del Fantafisco proposta proprio qui su SBRAM!.
A questo punto, ci potremmo dividere tra ottimisti e pessimisti. Sarà in grado l'Italia di varare le riforme necessarie prima che sia troppo tardi e sia inevitabile entrare in una fase di sottosviluppo, oppure no? Ai posteri l'ardua sentenza.
A proposito di ottimismo e pessimismo, a me preoccupa l'attitudine di noi Italians ad essere molto pessimisti. Il pessimismo può generare prudenza ed essere a volte, positivo. Ad esempio oggi le famiglie italiane sono molto meno indebitate delle famiglie spagnole. Ma in dosi eccessive il pessimismo porta al fatalismo ed all'apatia. E questo a mio avviso è davvero pericoloso per l'economia e la società. E' interessante il concetto proposto da Shiller sulla "irrational exuberance". Gli individui, lungi dall'essere razionali, valutano in modo non corretto i trend nei quali si trovano. Sono quindi particolarmente ottimisti o pessimisti a seconda delle situazioni. Questo concetto spiega bene ciò che succede nei mercati finanziari in bolla speculativa (eccesso di ottimismo) e poi in crisi (eccesso di pessimismo). Secondo me in Italia c'è un eccesso di pessimismo che aggrava la situazione e rischia di rendere le previsioni più fosche una realtà. O no?
GG
PS:
anche se il nostro amico e co-blogger vercellese non è daccordo, io continuo con la politica dello pseudonimo. Anzi, dell'avatar.
Forse farò un post per sviluppare l'argomento (a parte il post sulla scuola che ho promesso), però secondo me la situazione è preoccupante. al di là dell'etichetta (sviluppo/sottosviluppo), il pessimismo nel caso dell'italia contemporanea mi sembra paradossalmente l'unico elemento di ottimismo. solo prendendo atto della crisi, e del suo carattere strutturale, si possono adottare misure (che necessariamente devono essere importanti e visibili) per ribaltare il declino.
RispondiEliminaFaccio un discorso storico: il tema del declino economico italiano diventa veramente popolare solo nella seconda metà del settecento, quando però è troppo tardi. Infatti è alla fine del seicento che la differenza di crescita fra l'italia e la germania si manifesta pienamente. e le ragioni di questo differenziale sono ancora più antiche (e per lo più hanno a che fare con le strutture dello stato). quando l'italia si unifica nell'ottocento, non ci sono dubbi: è un paese arretrato, povero, i cui abitanti più poveri sono considerati dai loro connazionali "ottentoti", "selvaggi", "africani" (e cito sparsamente vari "nordici" in viaggio nel sud postunitario, in barba alle tabelle svimez che secondo me sono sbagliate). questo per dire, bisogna svegliarsi prima che sia tardi e soprattutto bisogna smetterla col gradualismo.
intanto un segnale l'abbiamo di già: l'analfabetismo è una piaga che l'italia non ha mai estirpato. prenderne atto e modificare le nostre politiche, mi pare solo un bene.
AB
Tornato al ponte e dalle relative minivacanze, riprendo il dibattito.
RispondiEliminaGuarda, io sono daccordo con tutto quello che dici. L'Italia di certo avrebbe bisogno di uno "schock riformatore".
Secondo me le considerazioni finali di Draghi alla relazione annuale della Banca d'Italia, dicono in sintesi tutto quello che c'è da dire.
Dal taglio delle tasse, al controllo dei conti pubblici attraverso la riduzione degli sprechi.
Dalla legalità all'investimento in istruzione.
Le cose di cui avremmo bisogno sono lì, chiare, lampanti. Però, forse per dovere istituzionale o forse per convinzione, Draghi non si rassegna al pessimismo.
Comunque, a parte queste mie ovvietà, aspettiamo il tuo post...
GG