E adesso secondo voi cosa succede?

martedì 26 aprile 2011

Crescere e possedere (1)

Crescere e possedere. Che relazione c'è? Mi sembra un argomento ganzissimo,quello solllevato dal nostro compare in esilio, anche se forse va circoscritto. Ringraziamo quindi l'Apollo Belgico.
Vorrei estendere brevemente le considerazioni fatte nei commenti al post di Apollo Belgico.
Nel caso specifico, forse non è il caso di parlare di possesso in genere, quanto di possesso di immobili, di case e simili.
Sono daccordo con l'Apollo Belgico nell'ipotizzare una relazione negativa.
Mi vengono in mente due argomenti:

  1. Un agente economico che inizia la sua avventura in condizioni di relativa povertà, lavora come un mulo per migliorare la propria situazione. Costui lavora, risparmia, accumula. Infine inizia ad investire i propri risparmi in beni immobili, per mettersi al riparo dal giorno in cui i suoi affari diverranno meno redditizi. Tutto ciò nella parziale illusione cher i beni immobili siano "sicuri". La trasformazione di questo ruspante individuo in un proprietario immobiliare, potrebbe essere paragonata, ad un,ivello più aggregato, alla transizione di un ceto mercantile ed imprenditoriale ad uno di rentier. Quindi al passaggio da un periodo di crescita e di innovazione ad un periodo di relativa stagnazione. Su un fatto del genere ha messo recentemente in guardia Draghi riguardo all'Italia di oggi.
  2. la crisi finanzaria, la Grande Crisi, è iniziata proprio con l'esplosione della bolla sui mutui subprime. Cioè, si potrebbe dire, forse con un pò di azzardo, che proprio il desiderio degli americani di mettersi al riparo dalle incertezze attraverso l'acquisto di un bene sicuro, di un rifugio come la casa, è stata la scintilla che ha scatenato la crisi. Il possesso ha generato crisi.
Il Vostro Ghibellino Ghibellini

10 commenti:

  1. Caro Ghibellini e caro Belgico,

    l'idea di una relazione negativa tra possesso e sviluppo è interessante. Il pericolo è naturalmente che la correlazione sia spuria e determinata da fattori culturali (come non ricordare la famosa regressione che indicava una relazione negativa tra sviluppo economico ed il numero di bidé).

    Supponendo che esista una vera relazione economica tra le due grandezze, si deve comprendere quale sia il comportamento umano (o per gli economisti ortodossi: cosa massimizza l'agente) che crea tale relazione. Non credo che il problema sia di una classe imprenditoriale che diventa classe di proprietari. In primo luogo l'evoluzione nella storia è stata nell'altro senso, in secondo luogo le nuove generazioni (i giovani senza casa) dovrebbero dare l'impulso al fermento ed all'innovazione che i vecchi imprenditori non riescono più a dare.

    Certamente l'avere una casa di proprietà rende la ricerca di denaro meno pressante, il rischio di disoccupazione meno pericoloso, la vita in generale meno costosa. L'effetto potrebbe essere, come notato dall'Apollo, una immobilità sociale e geografica che deprime lo sviluppo, in particolare in presenza di avversione al rischio. La conclusione è molto intuitiva ed interessante.

    Vorrei finire con una piccola nota sul secondo punto di Sua Eccellenza Mons. Card. Ghibellini. Se il ragionamento fatto poco sopra fila (e probabilmente non è così) allora la crisi finanziaria non può essere dovuta allo stesso fenomeno di stagnazione che abbiamo in Italia. L'effetto della proprietà infatti si dovrebbe avere quando essa crea sicurezza. Questo non è il caso di un mutuo, il quale è assimilabile ad un affitto durante il pagamento delle rate.


    Sempre vostro,

    il Vichingo Giallorosso

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  2. Inizialmente pensavo che l’Apollo Belgico fosse quello alto alto biondo che mangia pancetta. Ma ora capisco che non è così, essendo lui il Vichingo Belgico. Credo quindi che l'Apollo Belgico sia il mio concittadino FD.

    Venendo alla nostra chiacchierata, vorrei rassicurare il caro Vichingo Giallorosso che con le mie considerazioni non intendevo affatto fare delle ipotesi forti, ma solo buttare lì qualche idea per indirizzare il dibattito. Con il punto 1 volevo proprio sottolineare quella tendenza all’avversione al rischio che si può generare in seguito ad un periodo di crescita e dinamismo. Ci possono essere diverse chiavi di lettura, tutte intuitive. Un uomo si sposta con la famiglia per trovare un lavoro migliore, lo trova lontano da casa, guadagna e risparmia. Spende per i figli. Quando invecchia acquista immobili per garantirsi una vecchiaia tranquilla e per assicurare i figli da eventi futuri. In mancanza di un modello sociale che li stimoli, i figli avranno lo stesso incentivo a spostarsi, a studiare , ad innovare, insomma a“farsi un culo così?
    Se questo avviene a livello di un un’intera società, si può avere un periodo di stagnazione?
    Comunque mi sembra che siamo d’accordo su questo punto .Intuitivo ed interessante come giustamente ha detto il nostro Vichingo Giallorosso. Da approfondire.

    Con il punto 2, quello relativo alla crisi finanziaria, diciamo , l’ho buttata un po’ lì dopo qualche bicchiere di vino ieri sera. Tuttavia ribadisco che mi sembra interessante notare, ai fini della nostra chiacchierata, che la crisi attuale sia esplosa proprio in funzione del’esplosione di bolle immobiliari (US, Irlanda….SPAGNA!!).
    Come se ci fosse una causa primordiale dietro, come se il desiderio odierno delle persone di avere un rifugio, una certezza fosse causa, anche se in modi diversi, di un declino economico futuro.
    Che siano l’intorpidimento morale e la difesa di interessi corporativi in Italia, l’euforia Spagnola o lo scricchiolio del Sogno negli US, c’è una base, un fondamento comune in tutto ciò?

    Il Vostro Oscuro e Profetico Ghibellino Ghibellini

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  3. sì, ma se pensiamo alla fiscalità, che conclusioni dovremmo trarne? eliminiamo gli incentivi prima casa, ripristiniamo l'ici e la tassa di successione e diminuiamo ire? si parla così per parlare, ovviamente, come se stessimo giocando al giochino di bolatto (e cmq io una riforma fiscale l'ho già pronta nel cassetto). L'apollo belgico in ogni caso è brunetto e con barba caprina.

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  4. Allora dicci questa riforma fiscale!
    Ghibellino Ghibellini

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  5. Eccellentissimi,

    immobili e sviluppo economico. Credo che per avere una società migliore l'aspetto proprietà non debba essere sottovalutato. Se la casa è un diritto allora deve essere incentivato l'acquisto della prima casa. Allo stesso tempo deve però essere disincentivato l'investimento speculativo in edilizia per evitare che i risparmi vadano in investimenti improduttivi (quale l'acquisto di immobili) per dirottarli in investimenti produttivi. Come è stato notato in un commento precedente, l'effetto possesso sembra avere particolare forza in società immobili come la nostra. Bisogna eliminare la burocrazia, le corporazioni, investire in ricerca, incentivare la creazione e lo sviluppo di imprese e settori innovativi.

    Non credo che l'effetto possesso (supponendo la sua esistenza) abbia forza di per sé. Il possesso della casa in una società attiva potrebbe essere addirittura un vantaggio, riducendo il rischio sistemico, incrementando la ricchezza ed il consumo. Il problema si pone quando la società ha paura di agire, a questo punto invece di appoggiarsi sul sicuro per andare avanti si rinchiude nel sicuro per paura di perdere il poco che possiede.

    Con stima,

    sempre vostro,

    V.G.

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  6. Immobili e sviluppo economico. Recentemente il Credit Suisse Research Institute ha pubblicato il Global Wealth Report, sulla ricchezza delle nazioni. L'Italia si piazza puntualmente ai vertici delle classifiche,come uno dei paesi più ricchi del mondo. E se dico ai vertici, intendo ai vertici.

    Chissà,forse usando quei dati si potrebbe trovare qualche relazione empirica tra la ricchezza immobiliare (espressa in qualche modo) e la scarsa dinamicità del nostro beneamato paese?

    Il report e l'appendice statistica, è scaricabile liberamente in pdf.

    Cordialmente Ghibellino Ghibellini

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  7. Allega Allega, o almeno dicci i primi 5... almeno per farsi un'idea...

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  8. Rispondo a VG: se la casa è un diritto (e potremmo anche essere d'accordo) perché non garantirlo attraverso case in affitto? è quello che si è fatto in tutti i paesi dell'europa del nord. in olanda (uno dei modelli per queste politiche) qualcosa come il trenta per cento dell'edilizia era pubblica e le case tutte in affitto. Sono convinto che i veri paesi dell'europa del nord (che ci dici vichingo giallorosso?) non siano troppo diversi.
    apollo anonimo

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  9. Caro apollo anonimo,

    il diritto alla casa potrebbe senz'altro essere garantito tramite l'edilizia popolare, hai perfettamente ragione. Questo potrebbe in parte rispondere al problema di immobilità sociale, per il fatto di avere la possibilità (estremamente teorica) di cambiare casa, pur rimanendo nell'ambito dell'assistenza pubblica. La scelta di cambiare casa però dovrebbe avere uno stimolo esterno, la ricerca di sviluppo personale ed economico continua, credo, ad essere un problema in quanto la casa popolare fornisce una sicurezza simile ad una casa acquistata.

    Mettiamola così: una serie di riforme atte ad incentivare lo sviluppo economico potrebbe prendere in considerazione anche un forte incentivo a prendere in affitto le case e a questo punto anche un forte incentivo ad affittarle (per evitare un boom nei prezzi degli affitti che favorirebbe i proprietari a scapito dello stato che eroga gli incentivi. Il risultato sarebbe un ulteriore incentivo alla speculazione edilizia). Riempire le case vuote dovrebbe in ogni caso essere una priorità per diversi motivi che vanno dal traffico alla cementificazione (a Roma se non sbaglio ci sono più di 30.000 appartamenti sfitti al centro. Continuano a costruire ed a distruggere verde nell'agro romano, aumentando l'estensione della città, quindi il bisogno di spostamento, e danneggiando la natura).

    Sempre vostro,

    con sincerità
    VG

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  10. Vorrei aggiungere qualcosa al punto sollevato dal Vichingo.
    In Italia siamo all'assurdo, alla perversione. I nostri bei centri storici si svuotano e sono pieni di appartamenti sfitti. Nel frattempo le famiglie vanno ad intasarsi nei nuovi quartieri costruiti dai palazzinari nelle periferie.

    Mi domando che cosa fanno i nostri capitalisti con i soldi riportati in patria dopo uno scudo fiscale? Io credo che una parte di questi soldi vengano appunto investiti in appartamenti nei centri storici o nei quartieri più prestigiosi. Ovvio, un appartamanento in Piazza Navona o nei pressi di via MonteNapoleone è un investimento più sicuro di un titolo di stato tedesco.
    Ma poi quelli appartmenti restano vuoti, sfitti. A questi non conviete neanche più di tanto affittarli, questi appartamenti. Sono solo soldi messi a dormire. E la gente se ne va in periferia.
    E qui torniamo al punto iniziale, al problema dell'immobilismo, dela stagnazione. Un aspetto del problema è quello della tendenza dei capitalisti a spostarsi verso posizioni di rendita, che in un contesto come il nostro, potrebbe essere più conveniente rispetto all'innovazione, all'impresa. Se ad un capitalista che riporta i soldi in patria (e non succede solo in Italia) conviene più mettere i soldi nel mattone, che investirli in attività produttive (sia direttamente che nell'azionario), non siamo ancora una volta di fronte allo stesso problema?

    Cordialmente

    GG

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